Ieri, martedì 19 dicembre 2023, si è chiusa positivamente con la riammissione in servizio del lavoratore un’assurda vicenda iniziata qualche settimana fa in casa Amazon. Se non fosse stato per la caparbietà del sindacato Filt-Cgil, il lavoratore sarebbe stato ingiustamente sanzionato: la persona in questione, che ricopre il ruolo di RSA ed è impiegata come autista dalla Società T.D.U. Srl nell'appalto Amazon del magazzino di Calderara di Reno in provincia di Bologna, era stata infatti colpita da procedimento disciplinare con sospensione cautelare in ragione di una presunta segnalazione di un cliente Amazon: secondo la segnalazione “girata” dalla multinazionale all’azienda appaltatrice, il cliente era stato destinatario di una minaccia particolarmente grave da parte di un autista durante la consegna di un pacco. Tuttavia, il procedimento disciplinare consegnato al lavoratore non riportava copia della segnalazione, ma solamente una sintesi di quanto segnalato dal cliente. 
 
Dopo una verifica effettuata dal sindacato, è emerso che la segnalazione era riferita ad un autista con tratti somatici completamente diversi dal delegato sindacale. Inoltre, la lamentela del cliente riportava il numero di targa del furgone che non corrisponde affatto a quello utilizzato dal delegato sindacale. Infine, la segnalazione riportava una data nella quale era avvenuto il fatto che non corrispondeva a quanto riportato nella contestazione consegnata al delegato sindacale. La Filt-Cgil si è trovata dunque di fronte ad una serie di errori talmente palesi che hanno determinato un primo sospetto sull'intenzionalità da parte della Società T.D.U. di colpire un lavoratore innocente che, tuttavia, ricopre un ruolo sindacale che poteva essere considerato “scomodo” all'interno dell'azienda. 
 
La riprova dell'intento antisindacale è arrivata poi con una telefonata di T.D.U. ricevuta dal cliente. Il cliente ha riportato di aver ricevuto una chiamata da parte di una donna che si era presentata come responsabile dei driver aziendali, e che aveva poi chiesto al destinatario del pacco di dichiarare ufficialmente la colpevolezza del nostro delegato al fine di poterlo licenziare, dal momento che il lavoratore è assunto a tempo indeterminato. A quel punto, il cliente si è immediatamente reso conto che la persona sulla quale si voleva far ricadere la colpa non era affatto la stessa che l’aveva minacciato, e si è dunque rifiutato di produrre questa dichiarazione innanzitutto perché avrebbe incolpato un innocente, e secondo poi – dato non irrilevante – perché questo avrebbe lasciato impunita la persona da lui indicata come vero responsabile delle minacce, che peraltro continuava ad effettuare consegne in zona. 
 
Ultima riprova del pasticcio combinato, nei giorni successivi e dopo un primo intervento del sindacato, il cliente è stato nuovamente contattato dall'azienda, con l’intento di ottenere una dichiarazione esattamente contraria che scagionasse il delegato sindacale, nonostante vi fossero già le segnalazioni fatte ad Amazon in precedenza e con riscontro formale da parte della stessa multinazionale. 
 
Come Filt-Cgil abbiamo richiesto un incontro ad Amazon per un confronto su quanto avvenuto, e per evidenziare le disfunzionalità di un sistema di segnalazione che non ha fornito garanzie né al cliente né ai lavoratori, che attualmente possono essere accusati ingiustificatamente senza potersi difendere in alcun modo. Abbiamo, in questo caso, assistito ad un compiuto esercizio alla difesa che è stato possibile non grazie all’azienda, ma grazie al senso civico e morale di una persona onesta, ossia il cliente di Amazon che si è rifiutato di mentire e che ringraziamo ancora una volta.
 
 
 
Bologna, 20 dicembre 2023
 
FFILT CGIL BOLOGNA